di VALERIA ROSSI – Mi trovavo su “LaZampa.it” (il format dedicato agli animali del quotidiano “La Stampa”) e mi è caduto l’occhio sull'articolo, scritto da Cristina Insalaco e contenente un’intervista al dottor Maurizio Alliani, veterinario comportamentalista. L’articolo parte da un presupposto che trovo un po’ dubbio, e cioè quello secondo cui il cane potrebbe sviluppare ansia da separazione “post vacanziera” perché per tre mesi ha avuto contatti quotidiani con i bambini di casa e perché è stato costantemente oggetto di attenzioni da parte dei proprietari adulti... e poi, ritrovandosi da solo, potrebbe andare in crisi. In realtà sono abbastanza certa che un cane adulto, abituato in passato a considerare “normali” le assenze degli umani, siano più “choccati” (positivamente, certo: ma sempre choccati!) dal fatto di averli tutti per sè per un certo periodo che non dal vederli tornare alla consueta routine. Insomma, per lui può essere sicuramente più traumatico il cambio di ambiente/abitudini/routine (specie se viene portato in vacanza con noi) che non il ritorno alla “solita vita”, che di solito viene accettato con piacere. Anche ammettendo che il cane manifesti uno stato ansioso, però, le soluzioni prospettate nell’articolo mi sembrano un po’ fuori tema. In realtà, più che di ansia “post ferie”, si parla di ansia da separazione in generale.

L’unico suggerimento davvero in tema, e cioè quello di “lasciare solo il cane meno possibile” nel primo periodo di ritorno alla normale routine, è difficile da realizzare: infatti, se le persone sono tornate al lavoro/a scuola, e in casa non rimane nessuno… è piuttosto difficile non lasciare il cane da solo! Il dottore offre queste soluzioni: “Portatelo a casa di amici, o chiamate un dog sitter”. Condivido la seconda, molto meno la prima: se il cane è andato in ansia per un cambiamento nelle sue abitudini, spostarlo in un ambiente ancora diverso e con persone ancora diverse potrebbe mandarlo in totale confusione, aumentando anziché placando lo stato ansioso. Trovo poi pericolosissima la frase finale “Nei casi più critici si possono somministrare farmaci“. E’ vero che poi il dottor Alliani stempera il tutto sostenendo che la prevenzione è la miglior cura... ma a parte il fatto che anche questo non si può riferire al solo periodo post-ferie, sappiamo bene come sono gli umani: qualsiasi cavolatina faccia il loro cane, per loro “è” un caso critico... il che potrebbe invitarli a pensare che il farmaco sia la soluzione perfetta, quando è arcinoto che l’ansia da separazione NON si può guarire solo curando il sintomo (unica e sola cosa che possono fare gli psicofarmaci), ma che necessita di una terapia comportamentale complessa, solitamente lunga ed impegnativa. A parte le critiche all’articolo, comunque, io terrei soprattutto a porre l’accento sul fatto che il cane è un abitudinario e che ha bisogno di sapere, in ogni momento, “cosa può aspettarsi” dall’ambiente che lo circonda. Per questo ho sostenuto, sopra, che è più facile che si stressi per essere stato portato in vacanza, piuttosto che per il ritorno alla solita vita! Questo significa forse che non dobbiamo portare il cane con noi? Ma neanche per sogno! Lo stress fa parte della vita, lo stress non è una cosaccia cattiva, lo stress, quando è “eustress” (e cioè “stress buono”, come dovrebbe sempre essere una vacanza!) migliora le capacità di risposta dell’organismo ai nuovi stimoli.

Quindi: SI, stressiamo pure un pochino il nostro amico rivoluzionando per qualche giorno la sua vita. Ma ricordiamoci di non esagerare, perché questo è il punto chiave. In particolare, se non andiamo via da casa, ricordiamo di non cambiare troppo la routine canina. La semplice “maggiore presenza” degli umani è sicuramente piacevole per il nostro amico (ammesso e non concesso che i bambini di casa non gli angoscino la vita: in questo caso non dovremo preoccuparci che diventi ansioso quando torneranno a scuola, perché tirerà probabilmente un sospirone di sollievo… però sarebbe sempre meglio educare i bambini e non permettere loro di rompere le scatole al cane in continuazione, neppure quando sono in vacanza): l’importante è che questa presenza non diventi troppo assillante. Neppure da parte degli adulti, che dovrebbero comportarsi nello stesso modo di sempre o quasi. Per esempio, nelle ore in cui solitamente sono al lavoro non dovrebbero dare eccessive attenzioni al cane (parlo di cose come tenerlo in braccio, stracoccolarlo eccetera: se si gioca o si lavora di più con lui, questo non avrà effetti negativi). Sinceramente non sono così convinta che il cane possa sviluppare una vera e propria ansia da separazione (intesa come patologia) solo perché sono finite le ferie: se non l’ha mai avuta, ben difficilmente gli verrà adesso. Però, se durante queste ferie abbiamo moltiplicato a dismisura le nostre attenzioni nei suoi confronti, allora qualche risvolto sgradevole potrebbe esserci: da un leggero stato ansioso “generico” ad una ricaduta dell’ansia da separazione in cani nei quali si era già manifestata ed era stata curata, fino al tentativo di scalata gerarchica dovuta al fatto di sentirsi “ricoperto di gloria” senza aver fatto nulla per meritarlo (ne abbiamo già parlato in questo articolo).

Quindi, siccome è verissimo che è meglio prevenire che curare... i miei consigli sono i seguenti:
a) durante le vacanze, godiamoci “un po’” di più il nostro cane e facciamogli godere “un po’” di più la nostra compagnia, ma senza fargli pensare che d’ora in poi saremo sempre a sua completa disposizione. Ogni tanto lasciamolo da solo anche se siamo in ferie, ogni tanto ignoriamolo, ogni tanto chiediamogli di andare a cuccia e di lasciare soli noi;
b) limitiamo il più possibile le “rivoluzioni”: quindi cerchiamo di mantenere uguali gli orari dei pasti, il tipo di cibo, i momenti di gioco (che aumenteranno, è ovvio, ma che non devono diventare… 24/24h!) e così via;
c) se andiamo fuori città con il cane, portiamoci dietro le sue “coperte di Linus”, ovvero gli oggetti più importanti per la sua routine: la sua brandina, le sue ciotole, il suo giochino preferito ecc.;
d) anche in un ambiente nuovo, lasciamolo da solo per qualche tempo (se temiamo che faccia follie, usiamo il kennel!) ed evitiamo di fare infinite “sessioni di saluti e baci”, come le chiamo io. Se quando lo lasciamo da solo a casa lo salutiamo con un “ciao, torno subito” (o simili), lasciandolo in albergo non dovremo dirgli cose tipo “ciaooo amoreee, adesso mamma e papà vanno al ristorante dove questi cattivoni non ti lasciano entrareeee… ma tu stai buono, ehhh? Mi raccomando, non fare danniiii!”. NON perché il cane possa capire tutto ‘sto sproloquio, ma perché lo sproloquio sarà infarcito di nostra ansia, che verrà immancabilmente trasmessa a lui. Insomma, un conto è che il cane pensi: “Toh, una casa nuova e diversa dalla mia... potrò stare tranquillo?”, e un altro che pensi: “Oddio, la mamma mi lascia solo in questa casa nuova e diversa dalla mia, ed è evidentemente terrorizzata! Quindi NON POSSO assolutamente sentirmi tranquillo!”.

Concludendo: a mio avviso non bisogna tanto preoccuparsi di come il cane reagirà al ritorno alla normale routine, quanto di far sì che non ci siano clamorosi sconvolgimenti di questa routine, neppure durante le ferie/vacanze. Perché sono questi a poter essere pericolosi per la stabilità del cane, e non certo il rientro alla normalità... a meno che noi non abbiamo commesso clamorosi errori!